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Si fa presto a dire artigianale

non è un titolo nobiliare...

È con malcelata soddisfazione che ci fregiamo del titolo di più antica Distilleria artigianale d’Italia. È un’insegna prestigiosa, elegante, che fa molto tendenza… ma non è un giochino. La parola “artigianale”, usata ed abusata dai più ad ogni piè sospinto, non è un’etichetta che si appiccica e buonanotte. Non è un titolo nobiliare che si acquisisce per concessione reale. Bisogna farsi una vita d’esperienza, averne viste di cotte e di crude, aver sbagliato e aver pagato caro ogni sbaglio. Farsi chiamare artigiani, maestri distillatori, come si diceva un tempo, non è un vezzo per cui è sufficiente aver appreso le tecniche. È disciplina, educazione al saper guardare, al sapere distinguere aromi e sapori appena percettibili. Cogliere colori e sfumature al pari di un artista, aver naso come un profumiere e palato capace di distinguere tutto. Così scegliere le migliori materie prime, lavorarle diventando tempo, occhi, mani. Per questo occorre una vita. Meglio se due, tre, quattro vite in cui imparare e chiedere a chi verrà di continuare. Far tesoro di tutte le esperienze ed essere disposti a rischiare ancora, per crescere, migliorare, innovare con metodo artigianale, usando le mani, gli occhi e tutto quanto siamo per esplorare ancora, perchè ciò che è importante è il cammino.

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